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Intervista sull’alluvione del Polesine del 1951

Il giorno nero del Polesine - La Voce di Rovigo

Qui sotto è stata riportata una breve intervista riguardante l’esperienza personale di Miranda Borgato, nonna polesana di 80 anni che ha provato sulla propria pelle il tragico episodio dell’alluvione e le sue conseguenze.

Below there is a brief interview about the personal experience of Miranda Borgato, 80-year-old grandmother who experienced the tragic episode of the flood and its consequences.

Quanti anni avevi e dove abitavi quando il Po ha straripato?

Avevo 10 anni ed avevo iniziato da poco la quinta elementare poichè ai miei tempi si incominciava ad andare a scuola verso ottobre. Abitavo ancora a San Sisto, un comune in provincia di Rovigo.

Quali erano le varie cause che hanno scatenato il disastro dell’alluvione?

Principalmente perchè da fine ottobre in Polesine aveva piovuto praticamente tutti i giorni abbondantemente. Quest’acqua, inoltre, si era andata a sommare a livello della sorgente ad una grande quantità di neve sciolta in montagna per l’aumento delle temperature.

Questi fattori avevano contribuito ad innalzare il livello del Po e, come se non bastasse, il mare non riusciva più a ricevere tutta l’acqua a causa della burrasca di quei giorni, facendola tornare indietro ed ingrossare sempre di più il fiume fino a rompere gli argini.

Dove si erano rotti gli argini?

Gli argini si erano rotti ad Occhiobello e l’acqua era arrivata fino a Rovigo.

Ma quanta acqua c’era effettivamente nelle strade e nelle case?

La maggior parte delle case aveva un metro e mezzo o due di acqua, alcune erano addirittura sommerse ed in quei giorni ci si muoveva con delle piccole barche o gommoni per le strade, andando a recuperare alcune persone perfino sui tetti delle case.

Queste cose me le aveva raccontate mio padre.

Perché tuo padre? Tu non eri lì?

Io, mio fratello, mia sorella nata da poco meno di un anno e mia mamma eravamo andati via poiché le autorità, qualche giorno prima, erano venute ad avvisarci riguardo cosa sarebbe accaduto nei giorni successivi. 

Mio padre invece era rimasto a sorvegliare la casa, dato che non potevamo lasciarla incustodita.

Dove siete andati tu, i tuoi fratelli e tua mamma?

Erano venuti dei militari con dei camion a prenderci, ci avevano portati in stazione e ci avevano messi su un treno, che nemmeno mia mamma sapeva dove fosse diretto (avevamo piena fiducia dell’esercito però). Con quel treno eravamo arrivati a Verona e ci eravamo stabilizzati lì per circa un mese, in cui io e mio fratello eravamo ospiti a casa di una famiglia della città.

A quel tempo c’erano delle famiglie che volontariamente si proponevano di ospitare i bambini polesani colpiti dal disastro dell’alluvione; so che può sembrare una cosa strana adesso affidare i tuoi figli ad una famiglia che non conosci, ma una volta non c’erano la diffidenza e tutti i pericoli che ci sono ora.

E dopo il mese trascorso a Verona cosa è successo?

Nel frattempo, la Croce Rossa di Rovigo aveva organizzato per gli interessati delle corriere per portare i bambini in un collegio di suore in provincia di Ancona, in modo da poter finire l’ultimo anno delle elementari.

Io ero andata con mio fratello ed eravamo rimasti lì per otto mesi circa, fino alla fine della quinta elementare.

Come era il collegio?

Mi ricordo solamente che dormivamo su della paglia e che mi ero divertita molto quell’anno, eravamo spensierati e forse non ci rendevamo conto di tutta la situazione.

Le suore erano molto carine con me, c’erano anche molti bambini orfani che avevano perso i genitori nella Seconda Guerra Mondiale.

Che emozioni hai provato una volta tornata a casa?

Una volta tornati nel nostro paese avevano organizzato una grandissima festa, la mia casa mi sembrava come prima dell’alluvione, mio padre era stato proprio bravo a prendersene cura.

È stato bellissimo poter riabbracciare i miei genitori e poterci raccontare tutte le nostre avventure.