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La “meanda”, agricoltura del Polesine anni ’50-’60

La campagna di Stanghella

Nel decennio 1950-60, l’economia del nostro paese era quasi esclusivamente agricola. la proprietà terriera era  di poche famiglie. La coltivazione era di tipo estensivo e poco meccanizzata, per cui risultava necessario l’impiego di manodopera soprattutto stagionale. Le principali colture erano il grano, l’erba medica, le patate dolci, la barbabietola da zucchero il tabacco e il mais.

La raccolata

I mietitori si radunavano sull’aia (seese) con il falchetto (segheto) appeso alla cintola, formavano le scuadre di meandini e si disponevano a diagonale sul campo. Il capofila, solitamente più svelto, conduceva il lavoro. Si tagliavano le spighe e si disponevano in parte. Successivamente un’altra squadra raccoglieva le spighe e preparava i covoni (faje) che venivano stretti con un legaccio (balso). I covoni venivano trasferiti sull’aia coperti, in attesa della trebbiatura e vigilati giorno e notte.

La trebbiatura

Solo i grandi proprietari terrieri disponevano di una propria trebbiatrice. la trebbiatura era un lavoro faticoso, ma anche occasione di grande festa collettiva.

La trebbiatrice veniva posizionata sull’aia: l’acuto fischio della caldaia in pressione segnava l’inizio dei lavori.

Uomini e donne portavano cappelli di paglia a larga tesa che facevano ombra al viso.

Sul palco della trebbia un uomo riceveva i covoni e li passava al secondo. Costui toglieva il legaccio e introduceva il mannello di spighe nel battitore.

Le spighe si separavano dalla paglia: la paglia usciva da un bocchettone, i chicchi si separavano dalla pula passando attraverso due vagli.

Pesatura e distribuzione

Per la distribuzione, il grano veniva messo in sacchi di circa 75kg. Il peso era determinato dal riempimento di un recipiente circolare in ferro detto”staio” della capacità di circa 25kg.

– Il grano più sano, normalmente quello dei campi più produttivi, veniva utilizzato nell’azienda stessa, per la semina autunnale.

– Tutto il resto veniva distribuito fra “el paron”, il fattore, i gastaldi, gli obbligati e i meandini.

I salariati fissi e i lavoranti avventizi ricevevano il grano come pagamento per il lavoro svolto, nella misura che è variata negli anni, dal 13 al 30˚/˳.

La raccolta del grano nella bassa padovana

Testimonianza della signora Franca, che ha ancora viva nella mente l’immagine di “… grandi distese di grano nelle campagne che circondavano il centro del paese …”

“A quel tempo la meanda rappresentava qualcosa di molto importante, perché il grano che si portava a casa rappresentava il mangiare sicuro per il resto dell’annata. Tutti vi partecipavano, anche i piccoli artigiani, sarto, maniscalco, calzolaio … che vedevano nel grano della meanda, una maggior sicurezza per la famiglia.”

La mietitura del grano iniziava verso la metà di giugno. Veniva svolto dal personale che lavorava abitualmente in azienda (salariati fissi) e, in più, c’erano operai stagionali (avventizi) assegnati dalla locale Camera del Lavoro. Il personale lavorativo veniva assegnato sulla base della superficie complessiva di grano da mietere. Indicativamente veniva impiegato un operaio ogni 4mq 8campo padovano). Il compenso per il lavoro prestato veniva definito in natura, secondo una misura che variava dal 13 al 30˚/˳ del frumento prodotto.