Intervista a Frate Ermanno e Suor Costanza
PRESENTAZIONE
Franco e Teresa raccontano il loro percorso in convento, le esperienze vissute e le cause della scelta di ritirarsi dalla vita ecclesiastica. Oggi sono due signori sulla settantina, hanno tre figli e cinque nipoti ma ancora portano nel cuore il loro vissuto e la grande fede che li ha accompagnati fin da piccoli.
L’intervista raccoglie le testimonianze della vita in convento dalla seconda metà del ‘900 fino al Concilio Vaticano II in seguito al quale si sono ritirati.
Franco Raffagnato è nato nel ‘49 ad Asmara, in Etiopia, da genitori italiani immigrati in Africa.
Teresa Andrieri è nata nel ‘46 a San Giovanni in Fiore, in Calabria.
GLI INIZI
Perché avete deciso di entrare in convento?
Franco: mi sono avvicinato al mondo ecclesiastico, studiando fin da piccolo tutti i diversi ordini fino all’identificazione nei domenicani.
Teresa: sono stata ispirata a 11 anni da una suora, un’ordinaria domenica mattina e ho sentito il desiderio di andare con lei. Dopo una settimana ho intrapreso il percorso per entrare a far parte delle suore domenicane di clausura.
Come vi chiamavate?
Frate Ermanno e Suor Costanza
Com’è iniziato il percorso?
Franco: nel primo post dopo guerra, tornai dall’Africa all’età di 4 anni; ricordo un bruttissimo viaggio in nave durante il quale i miei genitori sono stati derubati (portavano oro essendo una famiglia agiata). Arrivati in Italia, i frati mi hanno accolto, dandomi un tetto e un posto dove poter vivere. Inizialmente sentivo una specie di vocazione ma non avevo intenzione di prendere i voti; amavo la pace, la preghiera e nonostante il tentativo di mio padre di inserirmi nelle industrie di Marghera, mi avvicinai ogni giorno di più a quel mondo così calmo e così accogliente che sembrava rispecchiare a pieno le mie necessità.
Teresa: entrai in convento come studentessa e pensai se prendere o meno i voti mentre mi preparavo per l’esame di ammissione alle medie. Entrai per l’ aspirantato completando poi anche il probandato e iniziai poi il noviziato a Pistoia dove frequentai la prima scuola magistrale d’Italia per maestre. A 18 anni diventai suora superiora (1964) e venni mandata a Roma; dopo poco venni trasferita in Veneto dove incontrai Franco.
A quanti anni? Come ha reagito la vostra famiglia?
Franco: sono cresciuto nel convento in seguito alle vicende del trasferimento dall’Etiopia e la mia famiglia, nella crisi del rientro e dopo essere stata derubata, reputò quasi un miracolo che mi fosse stata data la possibilità di crescere in un ambiente di cultura e disciplina.
Teresa: dovevo iniziare le medie, i miei genitori mi ritenevano troppo piccola per una scelta tanto impegnativa ma, vista la mia convinzione, assecondarono questo desiderio, rimanendo sempre in contatto e promettendomi sempre un posto dove poter tornare.
A che punto del percorso siete arrivati?
Sia Franco che Teresa hanno completato il percorso diventando monaco e suora superiora.
LA VITA IN CONVENTO
Ci sono cose particolari che chi è esterno al convento non sa della vita al suo interno?
Franco: il noviziato è stato bellissimo ed edificante ma ricordo una punizione, datami per un malinteso: ero stato visto guardare dalla finestra delle ragazze che giocavano a pallavolo quando, in realtà, mi ero affacciato solo per capire da dove provenissero delle grida; in quell’occasione, il padre spirituale e il maestro mi chiamarono e lo misero in venia per aver guardato.
Teresa: ricordo la fame, il pane insipido e tanto castagnaccio con latte e gallette avanzate dai militari, ricordo il grande senso dell’obbedienza, elemento fondamentale e imprescindibile e ricordo quando mi sono ammalata in convento e le suore non mi hanno voluta guarire ritenendo tale fatto una giusta punizione di Dio.
L’INCONTRO
Il primo incontro è avvenuto a Mirano dove Teresa, appena trasferita in Veneto da Roma, si era iscritta a scuola guida; Franco notò dal suo abbigliamento l’appartenenza all’ordine dei domenicani e, cercando di entrare in tale comunità per sottrarsi da quella dei cappuccini, da lui tanto disprezzata, la segue per ottenere informazioni e per chiedere di essere messo in con i frati domenicani.
Qual è la ragione della vostra scelta? È stata una scelta sentimentale o dovuta a qualcosa di esterno?
Franco: iniziai a percepire un abbandono di massa da parte di colleghi e superiori ma la vera convinzione sulla corruzione della chiesa e della perdita dei valori a cui tanto ero legato avvenne quando conobbi altre realtà, come quella di Teresa.
Teresa: ho abbandonato grazie a Franco che mi ha aperto gli occhi sulla direzione in cui stava andando la chiesa, sicuramente distante da quella che avevamo sposato. Gli volevo bene, l’amore arrivò in un secondo momento ma il vero problema risultò essere il degrado dell’ambiente: una volta, ad esempio, lo avevo invitato alla festa di Santa Cecilia a Pistoia e lui era rimasto scandalizzato dai comportamenti e dai modi dei confratelli.
Dopo esservi ritirati dal convento, è stato facile rientrare negli ambienti sociali, lavorativi?
Franco: tornai a casa e venni denunciato dai superiori; subito dopo fui obbligato a partire come militare poiché decisi di non usufruire delle facilitazioni come ex religioso.
Teresa: tornai a casa e per un anno non lavorai; il secondo anno iniziai a lavorare come maestra in una colonia albanese a Oriolo Calabro ( ricordo scenari poveri e lontani da qualsiasi forma di progresso).
DOPO LA SCELTA
Per quanto riguarda l’esperienza nel convento:
Franco: non mi sento arricchito in alcun modo, credo di aver trovato quello che ero da sempre.
Teresa: riconosco e sono grata al mio convento per avermi temprato il carattere e per avermi formata come persona.
Rimpiangete qualcosa del vostro passato?
Entrambi sentono una forte mancanza e nostalgia della chiesa di cui si erano legati da piccoli; ad oggi, sono delusi e sconfortati dall’andamento delle questioni religiose e non potrebbero essere più contenti di aver abbandonato un mondo tanto indisciplinato e corrotto.
Avete mai pensato di aver sbagliato ad essere entrati in convento?
Sia per Franco che per Teresa è stato un percorso edificante e necessario per temprare il carattere, formare la propria indipendenza e testare i propri limiti.
Il sentimento comune ad entrambi è quello di aver percorso la strada migliore per esprimere ciò che nel profondo sono sempre stati.
Cosa ha pensato la vostra famiglia in seguito alla vostra scelta?
Franco: ancora oggi porto con me il ricordo di quando ho dato la notizia a mio padre e di quanto male lui l’abbia presa.
Teresa: lo ricordo come un momento felice in cui ho capito quanto fosse vero che i miei genitori mi avrebbero riaccolta a braccia aperte anche se mia madre, in un primo momento, mi sembrò un po’ titubante.
Siete rimasti in buoni rapporti con la Chiesa? Come pensate che siano cambiate la Chiesa e la società da allora ad oggi? Quali sono secondo voi gli elementi maggiormente differenti rispetto ad allora?
Franco e Teresa non sono rimasti in buoni rapporti con la chiesa d’oggi ritenendola in tutte le sue parti una brutta copia, corrotta e degradata dell’istituzione autorevole che li aveva accolti da bambini.
Con grande piacere, nominano alcuni giovani a cui fanno da guida e che conservano il vero credo e contemplano e rispettano la vera religione; aggiungono che la chiesa di oggi non è chiesa e che, chi come loro si sente abbandonato e vede la progressiva frammentazione dei valori morali originali, prende parte alla messa in latino e si raccoglie in comunità più ristrette ma autentiche.